Diocesi di Acerra
Ufficio per le Comunicazioni Sociali
Acerra, 30 luglio 2005
Comunicato stampa
Il diffondersi di voci circa la manifestazione di fenomeni eccezionali su una statua della Madonna nella chiesa parrocchiale di S. Pietro in Acerra ed il conseguente clamore suscitato hanno indotto il Vescovo di Acerra, mons. Giovanni Rinaldi, a chiedere la collaborazione della Polizia di Stato per acquisire oggettivi elementi di valutazione in merito.
In data 26 c.m. alle ore 12,20, sotto la guida del Dirigente del locale Commissariato, con l’ausilio di idonee apparecchiature, personale del reparto della Polizia Scientifica ha effettuato una ripresa video della statua nel momento in cui, al dire di un assiduo frequentatore della chiesa, si stava verificando il fenomeno di trasparenza delle vesti e di colorazione degli arti inferiori della statua. Sebbene nessuno dei presenti verificava seppur minimi cambiamenti nell’effige mariana, la cassetta registrata è stata inviata al laboratorio del gabinetto interregionale della Polizia Scientifica per essere sottoposta ad accurata analisi con sofisticati mezzi. Tale indagine "non ha riscontrato movimenti e/o esaltazione di trasparenze".
Analogo accertamento è stato condotto dallo stesso personale della Polizia di Stato su una ripresa video amatoriale effettuata il giorno 25 c.m. e nella quale gli arti inferiori trasparivano dalle vesti con un realistico incarnato e, secondo alcuni, si vedevano "movimenti" della statua. Anche in tale reperto gli inquirenti "non hanno riscontrato l’esistenza di immagini anomale" che potessero attestare la realtà dei fenomeni.
Tali primi esiti negativi circa la veridicità degli eventi eccezionali supposti lasciano ipotizzare che le presunte anomalie siano determinate verosimilmente da reazioni fisiche del materiale della statua (è stata acquisita documentazione sulla composizione e sulle fasi di lavorazione del manufatto; da essa risulta l’impiego di resina e di fibre di lana di vetro nello strato interno della statua, materiale che è sensibile a fonti di calore e di luce), esaltate dalla definizione delle immagini digitali, soprattutto dei telefonini.
Nel ricordare cha la Diocesi di Acerra è impegnata nella realizzazione di un Piano Pastorale incentrato sulla Evangelizzazione e nel quale il laicato ha un ruolo fondamentale, il Vescovo ribadisce quanto già espresso nel precedente comunicato circa la necessità di contestualizzare le pratiche devozionali in una esperienza di Fede che sia fonte di maturazione personale e di spinta missionaria. Comunque mons. Rinaldi assicura i fedeli che le indagini proseguiranno fino alla chiara e definitiva spiegazione scientifica dei fenomeni.
Un doveroso e sincero ringraziamento va ai funzionari ed al personale tutto della Polizia di Stato per la collaborazione offerta e per il sostegno che certamente non farà mancare in tale ricerca.


Premessa personale sul caso della Signora di tutti i popoli
Come spesso capita, esistono molte apparizioni dove le dichiarazioni sono molto contrastanti ed a volte anche i libri riportano errori od incompletezze. Secondo la mia modesta esperienza, quando nelle apparizioni il o la veggente dichiara di ricevere diversi messaggi di pace o di distruzione, anche se venissero "approvati", consiglio di NON leggerli per il semplice motivo che Gesù Cristo ci ha già detto tutto e non vedo come la Madonna debba mettersi in concorrenza con il Vangelo di Suo Figlio. Un caso simile è quello di Medjugorje dove se il Vaticano non viene in aiuto ai vescovi di Mostar che non credono a quelle apparizioni, finirà che l'arrivo di un nuovo vescovo possa addirittura riconoscerle ed allontanare sempre più cattolici dalla Chiesa.

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Haarlem, 25 ottobre 2002

La posizione della Chiesa sulle apparizioni della Signora di tutti i Popoli
Commissione d’accompagnamento
In seguito al comunicato del 31 maggio 2002 di Mons. J.M Punt, vescovo di Haarlem, a proposito delle apparizioni della Vergine Maria, quale "Signora di tutti i Popoli" ad Amsterdam negli anni 1945-1959, diverse pubblicazioni hanno cercato di esporre il punto di vista della Chiesa. Alcune di esse sono incomplete e contengono degli errori. Ora, con questo testo, la Commissione d’accompagnamento fornisce un contributo per la corretta interpretazione dell’opinione della Chiesa, e ciò sulla base dei documenti disponibili nell’archivio della Diocesi di Haarlem.
Conformemente ai principi e alle direttive ecclesiastiche, spetta in primo luogo al vescovo locale emettere un giudizio sull’autenticità delle rivelazioni private nella sua diocesi. La Congregazione per la Dottrina della fede può confermarlo in un secondo tempo, anche se ciò non è necessario. Di regola, per il suo giudizio, il vescovo locale ha a disposizione le seguenti tre vie giuridiche: "Constat de supernaturalitate", nel caso in cui è accertato il carattere soprannaturale, "Non constat de supernaturalitate", qualora non risulti accertato il carattere soprannaturale, mentre "Constat de non supernaturalitate" significa accertata l’assenza di un’origine soprannaturale. Oltre a ciò può emettere anche delle dichiarazioni d’ordine disciplinare. Nel volgere degli anni, per determinate questioni viene solitamente espresso più di un giudizio.
Nel corso di oltre mezzo secolo, i cinque vescovi che si sono succeduti ad Haarlem hanno dedicato la loro attenzione alle apparizioni e alla venerazione della Signora di tutti i Popoli. Si sono avuti due periodi di intense indagini, dapprima per iniziativa di Mons. J. Huibers e quindi sotto Mons. Th. Zwartkruis.
I. Episcopato di Mons. J.P. Huibers, 1935-1960
Dopo una prima intensa fase di studio, nel 1956 Mons. Huibers ha reso noto il giudizio della Commissione d’indagine (Analecta 7.5.1956), secondo la quale non poteva essere rilasciata una dichiarazione di soprannaturalità per le apparizioni. Nel suo rapporto, la Commissione faceva rilevare che l’indagine non era ancora conclusa. Da parte sua, il vescovo non si pronunciò sull’autenticità – né sulla base delle conclusioni della Commissione, né sulla base della sua convinzione. Si limitò ad una dichiarazione d’ordine disciplinare, confermando il provvedimento del 1954 e del 1955, ossia il divieto della venerazione pubblica. Il provvedimento disciplinare venne confermato in data 13 marzo 1957 dal Sant’Uffizio, che non escluse future nuove informazioni.
Negli anni successivi furono raccolte nuove esperienze della veggente. Il vescovo, al quale vennero sottoposte, mise in dubbio il sistema di lavoro adottato dalla Commissione e il suo giudizio, valutando l’opportunità di una ripresa dell’indagine. Tuttavia, dopo uno scambio di corrispondenza con il consigliere del Sant’Uffizio, non venne presa nessuna decisione in merito. Mons. Huibers continuò ad occuparsi della questione relativa all’autenticità. Secondo la corrispondenza e le testimonianze, dopo aver lasciato la carica al suo successore Mons. Dodewaard, in Mons. Huibers crebbe la convinzione dell’autenticità delle apparizioni.
II. Episcopato di Mons A.E. van Dodewaard, 1960-1966
Anche Mons. van Dodewaard prese conoscenza dell’incartamento, che comprendeva tutte le esperienze della veggente in merito alle apparizioni, continuate fino al 31 maggio 1959. Secondo il parere di quattro professori di teologia, la questione non era stata sufficientemente analizzata; a loro giudizio, la pratica non era ancora conclusa. Così, nel 1961 inviarono una richiesta al Papa per la ripresa dell’indagine. In risposta, la Diocesi ricevette una lettera del Sant’Uffizio, datata 25 agosto 1961 e firmata da Parente, membro dello stesso Sant’Uffizio. Nella medesima veniva comunicato che non esisteva un’ulteriore necessità d’azione. Ci si atteneva al giudizio espresso dal vescovo nel 1956 e alla sua conferma da parte del Sant’Uffizio nel 1957. Purtroppo, nei media circola una versione ingannevole della citata lettera del 25 agosto 1961. Questa non contiene, cioè, le seguenti espressioni: "la questione è definitivamente chiusa …e …i messaggi sono falsi e la loro pubblicazione rimane proibita…". Affermazioni del genere provocano solo confusione. Nel 1961 la situazione rimase, così, ferma alle dichiarazioni d’ordine disciplinare. De facto, per quanto concerne l’autenticità, la situazione era quella di un "non constat".
III. Episcopato di Mons. Th.H.J. Zwartkruis, 1966-1983
Il vescovo Zwartkruis decise di riprendere l’indagine e nel 1967 nominò una Commissione, dopo aver contattato la Congregazione per la Dottrina della fede. Questa riaffermò il suo punto di vista del 1961, ossia che non era il caso di compiere passi ulteriori. Come il suo predecessore Mons. Huibers, Mons. Zwartkruis rese noto sia il contenuto della perizia, sia le considerazioni della sua Commissione. In pratica, questa tendeva ad attribuire una spiegazione naturale alle apparizioni, ma raccomandava di consentire la venerazione pubblica. Come già il suo predecessore, il vescovo accettò l’avviso e le considerazioni della Commissione, astenendosi da dichiarazioni sull’autenticità delle apparizioni. Anch’egli si limitò a provvedimenti disciplinari. A differenza dei suoi predecessori, l’intenzione di Mons. Zwartkruis era quella di permettere la venerazione pubblica. Dopo aver sottoposto tale intenzione alla Congregazione per la Dottrina della fede, che a suo tempo aveva approvato i citati provvedimenti limitativi di Mons. Huibers, fu deciso di mantenere il provvedimento disciplinare del 1956. In una lettera del mese di maggio 1974 (Analecta August 1974) al vescovo di Haarlem, la Congregazione rammentò i provvedimenti presi nel 1956 e la mancata dimostrazione dell’origine soprannaturale delle apparizioni. Per quanto concerne l’autenticità, rimase de facto la situazione di "non constat". Ciò venne confermato dal cardinale Ratzinger in una lettera al cardinale Vachon del Québec.
IV. Episcopato di Mons. H.J.A. Bomers, 1983-1998
Negli anni successivi l’incartamento venne completato ed esteso con l’aggiunta di molte nuove documentazioni. Mons. Bomers, successore di Mons. Zwartkruis, prese a sua volta conoscenza dell’incartamento e approfondì personalmente la questione. Anch’egli, come il suo predecessore, intrattenne contatti con la veggente. Nel frattempo la venerazione si era estesa a livello mondiale. Nel 1996, d’intesa con il vescovo ausiliare Mons. J. Punt e dopo aver consultato la Congregazione, Mons. Bomers autorizzò la venerazione pubblica, senza tuttavia pronunciarsi in merito all’autenticità. Iniziava così una nuova fase. La venerazione conobbe una grande diffusione e al vescovo diocesano fu chiesto sempre più insistentemente di esprimersi chiaramente in merito all’autenticità. Il tempo e ulteriori sviluppi avevano intanto gettato una nuova luce sulle apparizioni. Mancava sempre un giudizio definitivo di "constat" o "constat non".
V. Episcopato di Mons. J.M. Punt
Mons. Punt, divenuto vescovo di Haarlem, si trovò confrontato con i recenti sviluppi che conferivano nuova attualità alla causa della Signora di tutti i Popoli. Dopo oltre 50 anni, nel corso dei quali erano state eseguite due intense indagini, non ritenne fattibile una nuova investigazione: nel frattempo, la veggente era deceduta. Tutti gli argomenti a favore e contrari risultavano esaurientemente documentati. Conseguentemente, egli studiò le perizie esistenti, presentò nuovamente i risultati a diversi teologi e psicologi chiedendo infine il parere di alcuni confratelli nell’Episcopato sulle esperienze riscontrate nella loro diocesi. Tutto ciò, congiuntamente alla preghiera e alla riflessione teologica, hanno portato Mons. Punt alla conclusione che le apparizioni di Amsterdam sono di origine soprannaturale. Il 31 maggio 2002 egli attestò in una dichiarazione ufficiale questo riconoscimento dell’autenticità. In tale comunicazione e nella lettera pastorale di accompagnamento rileva quanto segue:
• Il riconoscimento concerne le apparizioni di Maria quale "Signora di tutti i Popoli" negli anni 1945-1959. Esse sono avvenute alla presenza di terze persone e sono state immediatamente annotate.
• Conformemente alla loro natura, il vescovo ne riconosce l’autenticità, con una origine soprannaturale. Ritiene che resta riservato il fattore umano, nel senso che le possibilità e i limiti della persona in causa possono esercitare un influsso.
• Una rivelazione privata non è mai vincolante per la coscienza del fedele. Nella sua vita di credente ognuno è pertanto libero di praticare o meno questa venerazione.
Il vescovo ha nominato una Commissione d’accompagnamento per seguire l’ulteriore sviluppo della venerazione e per ottenere una più profonda visione del suo significato. L’obiettivo è di promuovere una corretta continuazione ecclesiale e teologica della venerazione.

R. Soffner
Coordinatore della Commissione d’accompagnamento


The Lady of all Nations … Who once was Mary?
Position of the Bishop of Haarlem, Msgr. Dr. Jozef Marianus Punt

At the moment a discussion is taking place concerning a clause in the prayer of "The Lady of all Nations". The occasion for the discussion was a concern expressed by the Secretary of the Congregation of Faith, Archbishop A. Amato, regarding "one particular aspect" of this devotion, that is the clause "who once was Mary". This concern was communicated to certain Bishops of the Philippines, to the religious community, "Family of Mary", as well as to the Bishop of Haarlem, Mgr. Dr. J. Punt.
The concern of the Congregation is part of a long tradition. Initially the first local Bishop, Msgr. J. Huibers, who dealt with this devotion sixty years ago, struggled with this clause. At first he considered the removal of the clause, but upon later reflection he accepted it and granted permission for the ‘Imprimatur’. Up to this day, the prayer has as well received the Imprimatur of approximately seventy Bishops and Cardinals worldwide. This indicates that they saw no contradiction with any teaching of the Church. In 1996, the Prefect of the Congregation permitted the public release of the devotion. In 2002, the local Bishop recognised in its essence the authenticity of the apparitions.
Naturally, the Bishop contacted the Congregation and expressed his opinion on this matter. In the meantime, he has asked the authorities of the devotion to respect the pastoral concern of the Congregation by leaving out or praying silently the clause during public prayer until further notice. The Bishop realizes that for many people this may cause a tension between conviction and obedience, but he refers to the example offered by the visionary herself. Once she experienced a similar type of dilemma and then heard the following words from ‘the Lady’: "obedience comes first". Of course, obedience does not exclude ongoing and open dialogue on this issue, he states. Also the great and actual importance of this prayer, that asks the "Lord Jesus Christ, Son of the Father" to send "now" the Holy Spirit over our wounded world, completely remains.
In all this, the Bishop also sees a positive side. With this discussion a deeper dialogue is launched. Behind this clause, given after the proclamation of the Dogma of Our Lady’s Assumption, lies a fundamental question: Who truly is Mary in God’s plan of Salvation? What is Her role in the coming of the Holy Spirit? Who is She to be for this time and this world? It was to this dialogue that Pope John Paul II in 2002 explicitly encouraged theologians.
R. Soffner
Coordinator of the Advisory Commission regarding Devotion of the Lady of all Nations
Diocese of Haarlem / Amsterdam, Netherlands
August 8, 2005

Responsabile per la traduzione
Cappella della Signora di tutti i Popoli
La Signora di tutti i Popoli … che una volta era Maria
Posizione del Vescovo di Haarlem, Mons. Dr. Josef Marianus Punt

E’ attualmente in corso un dibattito in merito ad una frase della preghiera della "Signora di tutti i Popoli". Motivo del dibattito è la preoccupazione espressa dal Segretario della Congregazione della Fede, l’Arcivescovo A. Amato, in merito ad "un particolare aspetto " di questa devozione, la frase "che una volta era Maria". Tale preoccupazione è stata comunicata ad alcuni Vescovi delle Filippine, alla comunità "Famiglia di Maria", come pure al Vescovo di Haarlem, Mons. Dr. J. Punt.
La preoccupazione della Congregazione fa parte di una lunga tradizione. All’inizio il primo Vescovo locale, Mons. J Huibers, che si occupò di questa devozione sessanta anni fa, si oppose a questa frase. Da principio egli ritenne opportuno farla rimuovere, ma, dopo una successiva riflessione, la accettò e autorizzò l’"Imprimatur". A tutt’oggi la preghiera ha ottenuto pure l’Imprimatur di circa settanta Vescovi e Cardinali di tutte le parti del mondo.
Ciò vuol dire che essi non vi hanno trovato alcuna contraddizione con gli insegnamenti della Chiesa. Nel 1996, il Prefetto della Congregazione ha permesso la pubblica diffusione della devozione. Nel 2002, il Vescovo locale ha sostanzialmente riconosciuto l’autenticità delle apparizioni.
Naturalmente, il Vescovo ha preso contatto con la Congregazione esprimendo la propria opinione sull’argomento. Nel frattempo egli ha chiesto alle autorità responsabili della devozione di rispettare la preoccupazione pastorale della Congregazione, omettendo o pregando in silenzio la frase nel corso della recita in pubblico della preghiera, fino a nuovo avviso. Il Vescovo comprende che in molte persone ciò può causare conflitti fra convinzione personale e obbedienza, ma egli fa riferimento all’esempio dato dalla stessa veggente.
Una volta questa si trovò in un dilemma simile e udì "la Signora" pronunciare le seguenti parole: "l’obbedienza viene prima di tutto". Naturalmente, l’obbedienza non esclude un dialogo permanente e aperto sull’argomento. Rimane inoltre immutata la grande e reale importanza di questa preghiera, che chiede al "Signore Gesù Cristo, Figlio del Padre" di mandare "ora" lo Spirito Santo sul nostro mondo ferito.
In tutto ciò il Vescovo vede anche un lato positivo. Con questo dibattito viene avviato un dialogo più approfondito. Dietro a questa frase, data dopo la proclamazione del Dogma dell’Assunzione di nostra Signora, sta una domanda fondamentale: chi è veramente Maria nel piano di Salvezza di Dio? Quale è il suo ruolo nella venuta dello Spirito Santo? Chi è destinata ad essere per questo tempo e questo mondo? Papa Giovanni Paolo II, nel 2002, ha esplicitamente incoraggiato i teologi a portare avanti questo dialogo.

R. Soffner
Coordinatore della Commissione d’Accompagnamento della Devozione della Signora di tutti i Popoli
Diocesi di Haarlem / Amsterdam, Olanda
8 Agosto, 2005


La Conferenza dei vescovi svizzeri prende posizione sul fenomeno Dozulé (Francia), luogo nel quale da trent'anni i fedeli si riuniscono al seguito della visionaria Madeleine Aumont.
MESSA A PUNTO SUL FENOMENO "DOZULE"
Vi sono cristiani che da quasi trent’anni si radunano a Dozulé (Francia) per celebrare la croce gloriosa di Gesù Cristo e pregare per la redenzione del mondo, in ossequio al messaggio attribuito a Maria dalla visionaria Madeleine Aumont, ufficialmente non riconosciuto dalla Chiesa cattolica.A seguito di alcune richieste, la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS) desidera sottolineare quanto segue.
Il 24 giugno 1985, Mons. Jean Badré, vescovo di Bayeux e Lisieux (territorio su cui si trova Dozulé), affermò, in virtù del can. 1230 CIC, di non riconoscere come santuario il sito di Dozulé (cf. Documentation Catholique n° 1911, 2.2.1986, pp. 169-170).
Con lettera del 25 ottobre 1985 a Mons. Badré, il cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, approvò espressamente la procedura seguita dall’Ordinario di Bayeux e Lisieux e le disposizioni prese in riferimento alla sua responsabilità pastorale, secondo il can. 381 § 1. Il vescovo di Bayeux e Lisieux si riferisce costantemente a questa posizione.
Accanto al lodevole richiamo alla conversione e alla devozione della Croce gloriosa e dell’Eucaristia, gli scritti pubblicati da Dozulé contengono accenti ed esigenze inaccettabili (cf. Dichiarazione di Mons. Badré dell’8 dicembre 1985) : l’esclusività del valore salvifico di ciò che avviene a Dozulé ; il carattere ultimo ed esclusivo del " messaggio " ; l’escatologia dubbiosa ed incongrua ; il fatto di costruire delle croci luminose senza tener conto della sensibilità religiosa dei confinanti e rischiando procedure giudiziarie costose e controproducenti.
D’accordo con il Magistero della Chiesa universale, la CVS si distanzia formalmente dal progetto " Dozulé ". Un certo numero di fedeli sarà forse disorientato da questa messa a punto e stenterà ad accettarla. I vescovi invitano questi fedeli a riassorbire la loro spiritualità e la testimonianza di fede nell’autentico mistero della croce del Salvatore. E’ nei sacramenti e tramite essi che occorre cercare le fonti della nostra conversione e di quella del mondo. In essi e per essi, in seno alla Chiesa, fortifichiamo la nostra speranza nell’attesa del ritorno del Signore.

Friburgo, 14.5.2003+

Amédée Grab OSBPresidente della Conferenza dei vescovi svizzeri
Tratto dal Sito: kath.ch

Nota di mons. Luigi Bressan
Sabato 9 marzo 2002 - Trento
MARIA, TRA VERO CULTO E PRESUNTE APPARIZIONI
di Mons. L. Bressan
Da parte di alcune persone e comunità sono state richieste all’Ordinario Diocesano indicazioni sull’atteggiamento da assumere circa presunte apparizioni della Madonna ed attività connesse.
Al fine di orientare nel modo più corretto e proficuo il culto a Maria sembra utile ricordare quanto afferma il Concilio Vaticano II nel capitolo VIII della Lumen Gentium dedicato, appunto, alla "Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa", con una ricchezza d’insegnamento, che contraddice alla bramosia riscontrata in certi di ricorrere a rivelazioni private. Tale testo resta il punto di riferimento fondamentale, al quale gli stessi Papi si sono richiamati più volte nei loro messaggi e discorsi.
In particolare ricordo alcune affermazioni: "Uno solo è il nostro mediatore, secondo le parole dell'Apostolo: " Poiché non vi è che un solo Dio, uno solo è anche il mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che per tutti ha dato se stesso in riscatto " (1 Tm 2,5-6). La funzione materna di Maria verso gli uomini in nessun modo oscura o diminuisce questa unica mediazione di Cristo, ma ne mostra l'efficacia." (n°60).
"I fedeli si ricordino che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo, né in una certa qual vana credulità, bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della madre di Dio, e siamo spinti al filiale amore verso la madre nostra e all'imitazione delle sue virtù." (n°67).
"Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla madre di Dio e madre degli uomini, perché, dopo aver assistito con le sue preghiere la Chiesa nascente, anche ora, esaltata in cielo sopra tutti i beati e gli angeli, nella comunione dei santi interceda presso il Figlio suo, fin tanto che tutte le famiglie di popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità." (n°69).

Il vero culto a Maria deve quindi portarci a mettere sempre di più Cristo al centro della nostra vita, a collaborare alla crescita delle comunità cristiane ed a portare pace ad ogni persona, cominciando dalle più vicine, dai famigliari, fino alle più lontane.
Rispetto alle "visioni", è opportuno menzionare poi che le scienze psicologiche insegnano che molte persone sono propense a "vedere e parlare" con persone che a loro sono care, senza poter però parlare di apparizioni oggettive, essendo soltanto proiezione di una loro aspirazione o affetto: pertanto la loro asserzione di una visione o messaggio avuto non risulta necessariamente frutto di falsità intenzionale, poiché talora in essi vi è un vero convincimento, senza tuttavia una base oggettiva esterna.
Inoltre, lo stesso Concilio insegna che "Dio, con somma benignità, dispose che quanto egli aveva rivelato per la salvezza di tutte le genti, rimanesse per sempre integro e venisse trasmesso a tutte le generazioni… Gli Apostoli, affinché l’Evangelo si conservasse sempre integro e vivo nella Chiesa, lasciarono come loro successori i Vescovi ad essi affidando il loro proprio posto di magistero. Questa Sacra Tradizione dunque e la Scrittura Sacra dell’uno e dell’altro Testamento sono come uno specchio nel quale la Chiesa pellegrina in terra contempla Dio, dal quale tutto riceve, finché giunga a vederlo faccia a faccia, com’Egli è" (Dei Verbum, 7).
Le vere rivelazioni private sono eccezionali, e quindi rare. Ritenere che possano portare qualcosa di sostanziale al deposito della fede è contrario alla dottrina della Chiesa ora ricordata. Si devono comunque distinguere dalle ispirazioni personali, date a ciascuno per sua guida, ma sempre da confrontare con il magistero ecclesiastico. L’adesione personale alle rivelazioni private non deve comunque distogliere dalla partecipazione comunitaria, poiché la Chiesa è una, affidata alla guida del Papa e dei Vescovi, ai quali è mandato l’ufficio di riconoscere i carismi. I sacerdoti e quanti hanno responsabilità di guida nella Chiesa devono astenersi dal sostenere con la presenza, con scritti e dichiarazioni o con iniziative di qualsiasi genere "apparizioni" che non siano state approvate formalmente. I fedeli devono restare prudenti, affinché non si lascino trascinare in devozioni che sviano dalla vita cristiana, che di sua natura è comunitaria, basata sulla autentica parola di Dio.
Le richieste di chiarimento pervenutemi riguardano principalmente tre "casi", sui quali vorrei precisare quanto segue:
A) Nulla di nuovo è emerso circa i cosiddetti "fatti di Malé", che supponevano una manifestazione speciale della Madonna, e quindi vige ancora il giudizio già espresso precedentemente dalla nostra Diocesi circa la non-presenza di fattori che rivelino un intervento speciale di Dio; pertanto sono da scoraggiare tutte le iniziative intese a far rivivere una devozione in merito.
B) Per quanto riguarda i "fatti di Schio", il Vescovo della Diocesi di Vicenza (entro cui si trova Schio), ricordando anche i giudizi negativi sulla loro origine divina emessi dal suo predecessore e da lui precedentemente, ha confermato con lettera del 31 maggio 2001: "Poiché non sono riscontrabili novità significative che permettano di mutare le precedenti dichiarazioni, ribadisco che non esistono elementi tali da indurre ad attribuire un carattere soprannaturale ai fenomeni che si sarebbero verificati a S. Martino in Schio e nei luoghi connessi… rimane non approvato il culto della Madonna denominata ‘Regina dell’amore’, e quindi non sono consentite manifestazioni religiose (pellegrinaggi, celebrazioni…) che ad esso si riferiscano". Anche i fedeli del Trentino sono tenuti a osservare tali indicazioni, e ogni promozione di pellegrinaggio a S. Martino di Schio va abbandonata. La Diocesi di Vicenza ha preso atto dell’esistenza del "Movimento mariano Regina dell’Amore", ma non lo ha riconosciuto, e intende verificarne lo sviluppo.
C) Circa gli incontri di S. Vito di Flavon, dove il signor Salvatore Caputa asserisce che la Vergine Maria gli parlerebbe, dopo attento esame degli eventi e degli atteggiamenti, non posso che trarne la conclusione che anche qui vale il giudizio già espresso su di lui dalla Diocesi di Mantova a proposito di presunte apparizioni da lui avute nel Mantovano, ossia che "niente consente di obiettivamente pensare ad apparizioni, a visioni e a fatti straordinari. Alcuni elementi espressivi dei presunti fenomeni e taluni aspetti della coreografia che li accompagna, costituiscono piuttosto obiettive controindicazioni".
Pertanto possiamo concludere che anche nel Trentino "salvo il rispetto dovuto alla persona, si tratti di esperienze del tutto soggettive". Si deve osservare poi che i testi dei messaggi attribuiti alla Madonna dal signor Caputa nella Pineta di S. Vito (Flavon) riflettono una spiritualità popolare già diffusa, ma vi sono imprecisioni nella formulazione teologica, che non vedo come possano venire dal cielo.
Concludendo mi pare opportuno citare un testo del Papa Giovanni Paolo II: "Non si può pensare di vivere la vera devozione alla Madonna, se non si è in piena sintonia con la Chiesa e col proprio vescovo. Si illuderebbe di essere accolto da Lei come figlio chi non si curasse di essere, al tempo stesso, figlio obbediente della Chiesa, alla quale spetta il compito di verificare la legittimità delle varie forme di religiosità" (Discorso del 7 settembre 1991).

Trento, 9 Marzo 2002
+ Luigi Bressan
Arcivescovo