La Chiesa friulana contro il “prete dei miracoli” Messaggero Veneto 04 novembre 2008
UDINE. Raduna puntualmente centinaia di persone, parla della Bibbia, dice di avere visto Gesù, riesce a creare una tensione spirituale così forte che qualcuno cade in trance, altri raccontano di guarire dalle malattie. Ad attirare su di sè tanta attenzione è l’abate di fede ortodossa Gabriele Fiume, torinese, che una volta al mese organizza riunioni di massa a Feletto Umberto. Proprio nei suoi confronti e di chi invita alle preghiere miracolistiche si è incentrato il documento firmato dai quattro arcivescovi della nostra regione. La nota pastorale congiunta invita infatti i fedeli soprattutto a evitare di partecipare «anche per pura curiosità» a questo tipo di riunioni «che non aiutano a crescere». A Feletto gli incontri si tengono al centro culturale San Charbel, in via Fermi, nella sala riunioni della casa editrice Edizioni Segno, che ha anche pubblicato un libro dello stesso “prete dei miracoli”, padre Fiume. Anche nella chiesa di San Paolo, a Sant’Osvaldo, da anni i fedeli si riuniscono con il Cenacolo della divina misericordia per pregare e invocare la guarigione, «ma questo movimento – ricorda il vicario generale, don Gherbezza – è riconosciuto dalla chiesa. Sono molti – aggiunge – i gruppi di preghiera e le aggregazioni di questo tipo. Quello che preoccupa sono gli eccessi, la ricorca del sensazionale». L’Arcidiocesi, pur senza farne esplicito riferimento, prende dunque decisamente posizione contro gli incontri di preghiera che sembrano in aumento in Friuli, «spesso presieduti da persone sconosciute ai rettori delle chiese o comunque non autorizzate»; «talora sotto falsa identità», si precisa nel portale dell’arcidiocesi di Udine a firma dei vescovi Brollo, De Antoni di Gorizia, Poletto di Concordia-Pordenone e Ravignani di Trieste.
All’interno di queste riunioni, denuncia la nota pastorale, si fa ricorso a forme liturgiche distorte della tradizione cattolica che creano disagio e confusione nei fedeli. «Sono fenomeni preoccupanti – sostiene il direttore dell’ufficio liturgico diocesano, don Loris Della Pietra –, abbiamo notizie dell’intensificarsi di preghiere per la guarigione guidate da sacerdoti o sedicenti tali, oppure da esorcisti che esercitano senza il mandato del vescovo». Sono tre i sacerdoti esorcisti riconosciuti dalla chiesa friulana, e cioè don Giuseppe Peressotti, monsignor Emilio Dominici e don Elio Nicli. Il responsabile dell’ufficio liturgico ricorda che nelle preghiere recitate per chiedere di guarire o di scacciare il demone «esiste un supporto teologico che ha radici nel Vangelo, era una prassi dello stesso Gesù». Tuttavia, aggiunge don Loris, «questi incontri rischiano di cadere nello spettacolare, nel miracolistico; la gente che vi partecipa punta tutto sul leader, sul guaritore e questo ha una scarsa aderenza con la parola di Dio. Il contenuto della preghiera cristiana non è avere il potere sulla malattia, ma affidarsi al Signore e alla sua volontà. Il carisma di guarigione è un dono libero di Dio, come ricorda un documento in merito del Vaticano che invita i vescovi a vigilare sul fenomeno». E ancora: «Non discutiamo il vissuto delle persone che tengono questi incontri, ma il loro ruolo e l’interpretazione che di questo ruolo fanno coloro che le seguono. Non si tratta più di una preghiera ecclesiale, comunitaria, ma i fari si accendono su colui che appare come il veggente».
Tempi e criteri per «giudicare» le apparizioni Avvenire 9.7.08
L’iter da seguire in un documento della Congregazione per la dottrina della fede. Parla l’arcivescovo Amato
DI GIANNI CARDINALE
Due mesi fa il vescovo di Gap in Francia, Jean- Michel di Falco, ha approvato e proclamato ufficialmente come vere le apparizioni mariane di Notre Dame de Laus. In quell’occasione l’Osservatore Romano ha pubblicato un lungo articolo di padre Salvatore M. Perrella dei Servi di Maria, per illustrare i criteri adottati dalla Chiesa cattolica riguardo al riconoscimento del fenomeno delle apparizioni e delle visioni. Nell’articolo in questione veniva citato un documento dell’ex Sant’Uffizio, mai reso pubblico, sull’argomento. Per saperne di più Avvenire ha posto alcune domande all’arcivescovo Angelo Amato , dal dicembre 2002 segretario della Congregazione per la dottrina della fede.
Eccellenza, cosa può dirci di questo documento sul modo con cui le autorità ecclesiastiche devono comportarsi nel caso di presunte apparizioni e rivelazioni?
Monsignor Angelo Amato
Il documento si intitola « Normae S. Congregationis pro doctrina fidei de modo procedendi in diudicandis praesumptis apparitionibus ac revelationisbus » . Deliberate dalla plenaria di questo dicastero del novembre 1974, papa Paolo VI le approvò il 24 febbraio 1978, e portano la data del giorno successivo. Hanno la firma dei compianti cardinale Franjo Seper e dell’arcivescovo Jean Jerome Hamer, all’epoca rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione.
È un documento segreto?
È un documento che è stato inviato a tutti i vescovi diocesani e a tutti i superiori religiosi. Ma è vero che non è stato mai pubblicato ufficialmente, né sugli Acta apostolicae Sedis, né nel recente volume Documenta che raccoglie i principali testi della Congregazione per la dottrina della fede del dopo Concilio.
E perché?
Sono norme che riguardano eminentemente i pastori e quindi non si è sentito mai la necessità di diffonderlo ulteriormente.
Non è mai stato aggiornato?
È un documento ben fatto, che conserva la sua validità. E quindi non si è mai reso necessario un suo aggiornamento.
Quali sono i contenuti del documento?
Dopo una Nota praevia sull’origine e il carattere delle norme in questione, il documento elenca i criteri con cui i vescovi e gli ordinari ad essi equiparati devono giudicare le presunte apparizioni e rivelazioni. Si tratta di criteri positivi come, ad esempio, le qualità personali del o dei veggente/i (l’equilibrio psichico, l’onestà e la rettitudine, la sincerità e la docilità abituale nei confronti dell’autorità ecclesiastica…), o il fatto che le «rivelazioni» siano immuni da errori teologici e che comportino una sana devozione e frutti spirituali abbondanti e costanti. Oppure di criteri negativi, come errori dottrinali attribuiti al Signore o alla Beata Vergine Maria o ad altri santi, questioni di lucro annessi ad arte, atti gravemente immorali commessi dal/ dai veggenti, o malattie psichiche, tendenze psicopatiche, psicosi o isterie collettive.
Alla luce di questi criteri come devono comportarsi le autorità ecclesiastiche?
È questo l’argomento del secondo capitoletto delle Norme. I pastori dopo aver valutato attentamente possono permettere qualche forma di culto o devozione, facendo presente che questo non vuol dire ancora che la Chiesa abbia riconosciuto la soprannaturalità degli eventi. Oppure, se ritiene che ci siano i motivi, può vietarli. Nei casi dubbi l’autorità può decidere di non intervenire, in attesa che i fatti si estinguano, ma deve sempre vigilare in maniera, se necessario, di poterlo fare prontamente.
Ma quali sono le competenze dei vescovi e delle Conferenze episcopali riguardo questi fenomeni?
A questa domanda risponde il punto terzo delle Norme. La prima competenza spetta all’ordinario. Le Conferenze episcopali regionali o nazionali possono però intervenire se interpellate dall’ordinario o, sempre previo consenso del vescovo locale, se i fenomeni hanno rilevanza regionale o nazionale. A questo si aggiunge che la Sede apostolica può intervenire su richiesta del vescovo locale o su richiesta di un gruppo qualificato di fedeli o in ragione della giurisdizione universale del Sommo Pontefice. E la Sede apostolica interviene attraverso la Congregazione per la dottrina della fede. Giusto, ed a questo è dedicato il quarto e ultimo punto delle Norme. In esso viene spiegato che la nostra Congregazione deve essere attenta, nel caso che intervenga su richiesta dei fedeli, che non ci siano ragioni sospette dietro, come quella di costringere l’ordinario a mutare sue legittime decisioni o approvare qualche gruppo settario.
Alla fine di questi procedimenti, quali possono essere le prese di posizione dell’autorità?
Ci può essere l’approvazione, il constat de supernaturalitate, come ha fatto di recente il vescovo di Gap per le apparizioni di Laus. Oppure la disapprovazione, il non constat de supernaturalitate, come ad esempio di non poche manifestazioni pseudomistiche.
Ma il «non constat de supernaturalitate » può essere considerato un giudizio attendista, rispetto a quello negativo che sarebbe il «constat de non supernaturalitate»?
Nelle Norme di cui stiamo parlando si parla solo di constat de e non constat de. Non si fa cenno al constat de non.
Recentemente un paio di cardinali hanno auspicato che venga proclamato un nuovo dogma mariano che proclami la Vergine «corredentrice » e «mediatrice di tutte le grazie». C’è questa possibilità?
È una richiesta di antica data. Come ho già avuto modo di dire, il titolo di «corredentrice» non è né biblico né patristico né teologico ed è stato usato raramente da qualche pontefice e solo in allocuzioni minori. Il Concilio Vaticano II l’ha volutamente evitato. È bene ricordare che in teologia si può usare il principio dell’analogia, ma non quello della equivocità. E in questo caso, non c’è analogia, ma solo equivocità. In realtà Maria è la «redenta nel modo più perfetto», è il primo frutto della redenzione di suo Figlio, unico redentore dell’umanità. Voler andare oltre mi sembra poco prudente.
Eccellenza, alcune domande «fuori tema». A che punto è la versione aggiornata della « Donum Vitae » l’istruzione sui temi bioetici che risale al 1987?
Il testo, che è stato molto elaborato, vista la delicatezza delle tematiche affrontate, è praticamente completato e pronto per le traduzioni. Credo che in autunno potrà essere pubblicato. Sono davvero in corso colloqui tra la vostra Congregazioni e i gruppi di anglicani, comprendenti laici, sacerdoti e anche vescovi, che vorrebbero entrare in piena comunione con Roma? Questa Congregazione parla con tutti quei cristiani e gruppi di cristiani, appartenenti ad altre Chiese e comunità non cattoliche, che esprimono il desiderio di tornare ad una piena comunione con il vescovo di Roma. Noi non abbiamo preclusioni con nessuno. Né possiamo essere succubi di calcoli di natura, diciamo così, diplomatica.
Eccellenza, mi perdoni, ma è vero che, a quanto riferisce il «tam-tam curiale», dopo cinque anni e mezzo da segretario della Congregazione per la dottrina della fede, sia imminente un annuncio che la riguarda?
No comment.

6.5.2008 Medjugorje, l’atto d’accusa del Vescovo-esorcista. Monsignor Gemma: “Le apparizioni della Madonna? Tutto falso: i veggenti mentono sotto ispirazione di Satana per arricchirsi economicamente”
di Gianluca Barile

CITTA’ DEL VATICANO - Un misto tra interessi economici e diabolici, con i presunti veggenti (nella foto) e i loro collaboratori direttamente coinvolti nei guadagni relativi all’elevatissimo flusso di pellegrinaggi e soggiorni in paese, e il Maligno ben contento di seminare zizzania tra i fedeli più convinti delle veridicità delle apparizioni di Medjugorje e la Chiesa, da sempre scettica verso quello che ha definito a più riprese, per bocca dei due Vescovi di Mostar succedutisi nel tempo, ‘un grande inganno’. Monsignor Andrea Gemma, già Vescovo di Isernia-Venafro, tra i più grandi esorcisti viventi, non usa mezzi termini: altro che la Vergine, a Medjugorje sono apparsi, sinora, solo fiumi di denaro. Un’accusa grave, che dà la cifra non solo del coraggio ma anche della levatura morale e spirituale del prelato che ha accettato di rispondere alle domande di ‘Petrus’ su una vicenda così spinosa.
Dunque, Eccellenza, come definire Medjugorje?
“E’ un fenomeno assolutamente diabolico, intorno al quale girano numerosi interessi sotterranei. La Santa Chiesa, l’unica a potersi pronunciare per bocca del Vescovo di Mostar, ha già detto pubblicamente, e ufficialmente, che la Madonna non è mai apparsa a Medjugorje e che tutta questa messinscena è opera del Demonio”.
Lei parla di ‘interessi sotterranei’… Quali?
“Mi riferisco allo ‘sterco del Diavolo’, al denaro, e a cosa, sennò? A Medjugorje tutto avviene in funzione dei soldi: pellegrinaggi, pernottamenti, vendita di gadgets. Cosicché, abusando della buona fede di quei poveretti che si recano lì pensando di andare incontro alla Madonna, i falsi veggenti si sono sistemati finanziariamente, si sono accasati e conducono una vita a dir poco agiata. Pensi, uno di loro organizza direttamente dall’America, con un guadagno economicamente diretto, decine di pellegrinaggio ogni anno. Ecco, costoro non mi sembrano proprio delle persone disinteressate. Anzi, unitamente a chi presta il fianco a questo clamoroso raggiro, hanno palesemente tutto l’interesse materiale di far credere di vedere e parlare con la Vergine Maria”.
Monsignor Gemma, il Suo è un giudizio senza appello?
“Potrebbe essere diversamente? Queste persone che asseriscono di essere in contatto con la Madonna, ma che in realtà sono ispirate solo ed esclusivamente da Satana, stanno creando scompiglio e confusione tra i fedeli per interessi e vantaggi assolutamente deprecabili. Pensi, poi, alla disobbedienza che hanno alimentato in seno alla Chiesa: la loro guida spirituale, un frate francescano cacciato dall’Ordine e sospeso a divinis, continua ad amministrare invalidamente i Sacramenti. E numerosi sacerdoti di tutto il mondo, malgrado il divieto esplicito della Santa Sede, non desistono dall’organizzare e dal prendere parte a pellegrinaggi con destinazione Medjugorje. E’ una vergogna! Ecco perché parlo di una miscela tra interessi personali e diabolici: i falsi veggenti e i loro assistenti intascano denaro, e il Diavolo crea discordia tra i fedeli e la Chiesa; i fedeli più accaniti, infatti, non ascoltano la Chiesa, che - lo ripeto - ha sin dall’inizio ha messo in guardia dalla mendacia delle apparizioni di Medjugorje”.
E se i presunti veggenti vedessero davvero la Madonna?
“In realtà vedrebbero Satana sotto mentite spoglie. Perché Satana ha tutto l’interesse a spaccare la Chiesa contrapponendo le due correnti dei ‘pro’ e dei ‘contro’ Medjugorje. E poi, non sarebbe una novità: lo stesso San Paolo asserisce che il Demonio può anche apparire come Angelo della Luce, e che cioè può camuffarsi. Lo faceva, ad esempio, con Santa Gemma Galgani. Ma al di là dei suoi travestimenti, il Maligno è già intervenuto e vi posso assicurare che è lui ad ispirare i falsi veggenti sin dall’inizio con la lusinga del denaro facile”.
Questi veggenti non Le piacciono proprio…
“Per carità! Basta vedere come si comportano: sono disobbedienti verso la Chiesa, avrebbero dovuto ritirarsi a vita privata e invece continuano a propagandare le loro menzogne per scopi di lucro, facendo così il gioco del Diavolo! Il mio pensiero va immediatamente a Santa Bernadette, la veggente di Lourdes: questa dolce creatura volle spogliarsi della sua vita e scelse l’abito da Suora per servire il Signore. Invece, gli impostori di Medjugorje continuano a vivere comodamente nel mondo senza manifestare alcun tipo di amore né per Dio, né per la Chiesa”.
I sostenitori di Medjugorje sottolineano che la Santa Sede non si è mai espressa in materia.
“Questa è un’altra menzogna! Come accennavo in precedenza, il Vaticano ha vietato i pellegrinaggi da parte di sacerdoti in quel luogo ed ha già parlato per bocca dei due Vescovi succedutisi in questi anni a Mostar, i Monsignori Zanic e Peric, con cui ho parlato personalmente e che mi hanno sempre manifestato i loro dubbi. Veda, neanche per Fatima e Lourdes è accaduto che la Santa Sede si esprimesse direttamente sulle apparizioni mariane. Perché, dunque, avrebbe dovuto fare un’eccezione proprio in questo caso? La verità è che quando parla il Vescovo di Mostar, parla la Chiesa di Cristo ed è a lui, che si esprime con l’autorità conferitagli dal Vaticano, che bisogna dare ascolto. Quindi, la Santa Sede si è sempre espressa con le parole del Vescovo di Mostar, evidenziando che Medjugorje è un inganno diabolico. Ma le farà una confidenza. Vedrà che tra poco il Vaticano interverrà con qualcosa di esplosivo per smascherare una volta per tutte chi c’è dietro questo raggiro”.
Gli stessi sostenitori fanno notare che a Medjugorje si registra ogni anno un record di conversioni e miracoli…
“E’ una forzatura. E poi, chi conta tutte queste conversioni? Veda, se una persona si converte, è perché ha una certa predisposizione, perché si sa guardare dentro, perché sa ricevere il dono dello Spirito. Il luogo in cui avviene questa conversione è del tutto relativo. Pensiamo a San Paolo: si convertì per strada, e allora che dovremmo fare, scendere tutti in strada e attendere di essere convertiti? Per quanto riguarda i miracoli, le racconterò un aneddoto personale. Devo all’intercessione di Nostra Signora del Rosario di Pompei la guarigione miracolosa di una persona della mia famiglia, eppure non mi risulta che la Madonna sia mai apparsa a Pompei. Ecco, per credere, per essere guariti dentro e fuori, non occorre necessariamente che Maria si faccia vedere”.
Che Lei sappia, il Santo Padre Benedetto XVI quale opinione ha di Medjugorje?
“Mi limiterò a sottolineare che fu lui, in quanto Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, a emanare delle note ufficiali avverse a Medjugorje, come quella che vietava ai sacerdoti e ai religiosi di recarsi in pellegrinaggio in quella terra. Faccia lei…”.
Invece si dice che Giovanni Paolo II fosse convinto della bontà delle apparizioni.
“Una leggenda tutta da provare, fermo restando che le opinioni personali tali sono e non rappresentano in alcun modo un atto magisteriale”.

papanews.it o effedieffe.com

Ein absolut diabolisches Phänomen - Kreuz.net 12.5.2008